La Cappella Maresca
All’interno del Castello Maresca vi è una piccola, ma suggestiva Cappella consacrata, le cui origini sono qui descritte.
Le scarne cronache serrane raccontano che il marchese Giovan Battista d’Avalos, figlio del principe d’Avalos di Troia e l’ultimo del casato, nonché successore testamentario di Cesare Michelangelo (1667-1729), volle esercitare lo ius primae noctis con una popolana nostrana di non comune beltà. A riscattare la velata immagine familiare provvide il marito della malcapitata, angosciato da un rosicchiante tarlo. Armatosi di schioppo e di certosina pazienza, il castigatore coraggioso si appostò sul campanile di Santa Maria in Silvis.
Di lassù, complici tenebre settecentesche, puntò contro il blasonato bersaglio che, ogni sera e di prima sera, alla fine del banchetto, soleva godersi il chiarore lunare alle finestre del proprio maniero. Un crepitìo improvviso vitalizzò la serotina quiete serrana: l’obiettivo restò indenne. In quell’attimo fuggente, la qualità migliore del killer non fu la mira.
Colui che osò osare si rifugiò, lì per lì, nella cappella del Sacramento di santa Maria in silvis, precipitosamente guadagnata. In quel luogo sacro, catturato dagli sgherri feudali, “ebbe tronche le mani” e trascinato “appié del prepotente”.